UN VOLTO UNA MASCHERA:PERCORSI DI COSTRUZIONE DELL’IDENTITA’.
Dalla identita’ alle identità relazionali
1.Le problematiche legate all’identità dell’essere umano sono state sempre presenti fin dall’antichità; ogni epoca e cultura, ambiente sociale ha declinato in modi diversi il concetto di identità. Problema millenario che però attualmente è diventato un argomento molto dibattuto, un problema drammatico in quest’epoca.
2.L’epoca moderna si caratterizza per una radicale messa in questione del concetto di identità, nel suo significato del, Chi sono io? e della sua necessità, tant’è vero che le definizioni di identità necessitano di un continuo lavoro di elaborazione e rielaborazione concettuale.
3.Parlare e riflettere sull’identità è sempre molto complesso e provvisorio per varie ragioni:
4.Nonostante tutte queste difficoltà circa l’identità, sappiamo che comunque un idea di identità per il soggetto è fondamentale e necessaria. Ognuno di noi necessita per il proprio equilibrio psichico di avere una sensazione di identità, per non perdere continuità e coerenza nelle esperienze della nostra vita, cioè vale a dire avere un senso. La convivenza di un concetto vago di identità e la sua presenza come necessaria per l’equilibrio psichico, rende le cose più difficili, d’altronde però la patologia psichica ci dice che il soggetto con disturbi di identità è a rischio di sviluppare una malattia mentale.
DEFINIZIONI DI IDENTITA’ E IDENTIFICAZIONE
“ l’identità è la totalità dei ruoli che un individuo svolge in una società”
“l’identità è il nucleo essenziale dell’individuo che si rende visibile solo dopo che tutti i suoi ruoli sono stati messi da parte. Il ruolo è il copione dell’attore. Il ruolo può essere svolto da più individui per gli individui che svolgono un ruolo sono sostituibili.
“La combinazione fra ruoli e la modalità con cui ogni individuo li svolge è l’identità.”
“percezione di se stessi come un’unità organizzata e differenziata, distinta dall’ambiente, dotata di continuità e avente capacità di continuare ad essere la medesima nella successione dei cambiamenti”
Identificazione (incorporazione, introiezione, interiorizzazione, internalizzazione)
Dati per l’Identificazione, per essere identificato(indirizzo,)
In senso psicologico, Identificarsi con qualcuno, ha significato di ,vorrei essere come…,assomigliare a ..mentre identificare in senso attivo, diviene un processo conoscitivo, conoscere qualcuno o qualche cosa.
Il processo di costruzione della propria soggettività avviene sempre mediante una serie di identificazioni con altri, che contribuiscono a costituire l’identità, attraverso un processo di permeabilità della psiche al mondo. L’identificazione sembra una modalità necessaria, fondamentale, irrinunciabile, fisiologica, costitutiva del percorso dell’umanizzazione dell’uomo, per poi eventualmente sfociare nella capacità di pensare e affermare un “Io “. Incorporare modelli è alla base della evoluzione culturale dell’uomo, essendo venuto meno il comportamento istintuale; nel processo di civilizzazione , per cui fondamentale è il riferimento ad un adulto ,ad un Io in grado di svolgere un ruolo di trasmissione culturale. L’identificazione in tal modo diventa un processo di apprendimento, attraverso l’assimilazione di modelli che sono alla base della capacità di simbolizzazione e dello sviluppo di connotazioni umane. L’identificazione permette di organizzare uno stato di indifferenziazione psichica. Essere attraversati da molteplici identificazioni, pone la base di un percorso verso un assetto identitario, ove deve emergere un’area di stabilità e di coerenza che denomineremo o identità o essere se stessi. Tutta la vita di un individuo è un processo per far nascere se stesso, divenire adulti significa essere capaci di costruire e sviluppare una propria vita ed essere soggetti consapevoli della propria storia individuale e collettiva, acquisendo una sufficiente autonomia che oscilla fra dualismi, come conformismo gregario e individualità, irrazionalità e razionalità, conformismo e indipendenza ,ripiegamento su di sé e apertura alle relazioni, creatività e distruttività. Sincretismo.
Identità allora non riferita, ad esempio, alla nazionalità, al cognome che abbiamo o al nostro sesso , ma identità come risposta alla domanda ,ma chi sono io davvero, cosa dà valore alla mia vita ,cosa dà significato alla mia esistenza, e quindi la comprensione di chi io sono, attraverso cosa mi definisco, principalmente. Se guardiamo all’epoca in cui viviamo oggi e se guardiamo alla storia dell’occidente possiamo scoprire quattro approcci diversi.
1.Identità della cultura greca :
Nelle culture antiche si tendeva a dare la prevalenza al ruolo.: tu fai parte di una famiglia, fai parte di un gruppo di persone, di una comunità a cui appartieni, questa ti attribuisce un ruolo: è una funzione da svolgere ,la tua identità quindi consiste nel fare delle cose che ti dice la tua comunità, nello svolgere le funzioni che ti sono state date, se chiedessimo ad una persona del passato, chi sei, risponderebbe sono un padre, sono una madre, sono un figlio e ho questo determinato ruolo; il mio valore consiste nel fatto che la mia famiglia mi accetta perché faccio quello che mi è stato detto, perché mi sottometto a questo ordine, per il bene comune e così sottomettendomi a questo ordine, so chi sono e so di essere una persona buona, per cui l’identità coincide, con la funzione nella comunità ove vivi. Nella polis ateniese l’identità corrispondeva al ruolo del cittadino ateniese, non si riconosce un valore autonomo della pura soggettività, dell’individuo, in questa cultura non vi è un’idea di soggetto come valore in sé, la polis e il suo destino prevalevano sulle vite individuali, il cittadino greco compiva il suo destino nella polis.
2.Identità religiosa-spirituale
Identità che nasce con le religioni .con aspetti spirituali: l’identità viene definita dalla presenza di un nucleo interiore, una sostanza presente nel soggetto, chiamata in vari modi anima, sostanza originaria, pneuma, ruha,,scintilla divina, spirito, che abita l’uomo, immessa dal divino, che vive oltre la morte, della quale ogni individuo si deve sentire responsabile nel custodirla, rispettarla, onorarla, che conferisce unicità e dignità intangibili(figli di Dio) che caratterizza ogni singolo individuo.(indivisibile)
3.Identità nella cultura moderna:
l’identità deve essere cercata all’interno dello stesso, per poterla sviluppare , farla crescere, nel prendersi cura di sé. Nella nostra cultura moderna, la modalità con cui si scopre l’identità è totalmente diverso, dalle culture antiche: l’individualismo diventato sempre più accentuato obbliga le persone a guardare sempre di più a quello che hanno dentro di loro, l’anima divina viene sostituita dal vero sé, come versione laica dell’anima. Ora viene detto, la tua identità non viene da fuori, nessuno ti può dire, chi tu sei tu, devi guardare dentro te stesso, sei tu che devi vedere quali sono i tuoi desideri più profondi,, sei tu che devi trovare il tuo vero sè ed esprimerlo, sei tu che devi trovare te stesso e realizzarti. quindi la via tradizionale dell’identità ti dice tu sei la funzione nella tua società e il tuo valore consiste nell’onore che la tua comunità ti dà quando fai parte di questa società. Nella versione moderna viene detto, tu sei i tuoi sogni, tu sei i tuoi desideri più profondi, tu sei colui che decidi di essere, devi essere te stesso, devi rispettare te stesso .Questi due approcci, queste due vie hanno un problema, possono opprimere le persone nella via tradizionale se evadi da quello che ti viene detto, vieni escluso dalla tua società se respinge il ruolo che ti viene dato, non c’è discussione sei imprigionato nella tua identità, nella via moderna trovare la propria identità diventa un grosso peso sei tu stesso che devi decidere, chi voglio essere, sei tu che devi raggiungere l’obiettivo con le tue proprie forze, devi raggiungere i tuoi sogni: ma quali sono, se poi cambiano, i desideri mutano nel tempo, e spesso si contraddicono .
Devi guardare dentro di te, mediante un aumento della tua consapevolezza o autocoscienza per scoprire, chi veramente sei, come realizzarti, come realizzare le tue genuine caratteristiche, i tuoi talenti. L’onere di trovare la tua identità è tutto sulle tue spalle, un peso, tu devi raggiungere l’obiettivo con le tue proprie forze, con il tuo impegno con la tua ricerca, e se non ci riesci sarai un fallito, e sarà colpa solo tua. Questo tipo di identità sembra una maledizione: solo se trovi la tua identità potrai essere felice, raggiungere la pace, eliminare i conflitti, godere appieno della vita, creare il paradiso sulla terra.
Nella ricerca si inseriscono metodi e promesse come queste :
“”Alla ricerca dell’anima. 21 giorni per ritrovare se stessi e la gioia di vivere” attraverso frequenze di luce, simboli e archetipi, ti immette nel campo vibrazionale delle infinite possibilità – il Campo del Cuore – dove automaticamente e naturalmente sperimenterai l’innalzarsi delle tue energie. Il viaggio è un vero e proprio percorso iniziatico per riportare alla luce i talenti sopiti della tua anima e risvegliare il potere della mente del cuore. Una guida completa per trasmutare sofferenza, paura, conflitti e approdare così anche tu nella nuova terra: il regno della pace, il regno della gioia”.
L’altro polo dell’identità moderna è l’identità vuota: il soggetto è come una sfera di vetro vuota da cui qualcuno parla, oppure come sostiene Derek Parfit, l’identità non è altro che un susseguirsi di percezioni, di una serie di stati d’animo, che si susseguono senza alcuna stabilità.(come si mantiene una promessa)
Sullo scenario contemporaneo, si è andata accentuando la crisi generale che attraversa il nostro tempo, detto postmoderno, con la globalizzazione, la profonda crisi dei valori tradizionali, nella quale attraverso una decostruzione completa del concetto di identità si è arrivati a negare un’identità personale.
Nel tentativo di superare questa impasse dei nostri giorni, si è sviluppato un pensiero alternativo, elaborando un’altra via per definire il concetto di identità, nel tentativo di combattere il nemico comune che è la perdita di senso, elaborazione che caratterizzano alcune correnti del pensiero contemporaneo Queste affermano che vi è un altro modo di concepire l’identità, per tentare di uscire dalla crisi della mancanza di senso, con sensi di solitudine, isolamento, depressione, incomunicabilità. Questo tipo di pensiero è ancora precario, incerto, fragile per costruire un’etica che influisca su una pratica di condivisione e di cittadinanza.
Il punto di partenza di questa elaborazione è non, come pensare l’identità ma come pensare la diversità? l’alterità? Attraverso il pensiero della differenza: l’identità nasce e si forma nelle molteplici esperienze delle relazioni umane, che sono il fondamento della costruzione dell’identità.
Cosa si intende per differenza fra gli esseri umani?
Si può ridurre il concetto di differenza a un derivato del concetto di identità, in modo tale che la differenza per poter essere compresa si lega a questo concetto (d’identità). L’identità di una cosa con se stessa è la condizione necessaria perché si diano oggetti diversi tra loro.
E se mancasse questa fondamentale identità con sé, allora non potrebbe neanche più esserci la differenza con tutte le altre cose. Perciò l’alterità diventa un misero surrogato, la banale conseguenza della percezione errata che ho di me stesso.
Gilles Deleuze al contrario è riuscito a scrivere un’altra storia della differenza, perché ha compreso che i termini della questione (identità e differenza) andavano invertiti: è l’identità che deriva dalla differenza e non il contrario
Si può invocare la teoria matematica per capire il nuovo concetto della differenza. Deleuze quindi prende la matematica, perché la matematica ci insegna che la relazione viene prima di tutto, ovvero c’è prima relazione e rapporto e poi identità o diversità.
1+1 = 2
1-1 = O
Le persone che entrano in un rapporto non hanno un’identità prestabilita, ma la devono confermare durante questo rapporto. Al contrario la loro identità è assolutamente indeterminata prima di esso; solo la relazione può dargli consistenza, cosicché soltanto la relazione permane al di là dei suoi elementi, continuando a sussistere anche quando essi cambiano. L’identità di sé allora non è l’originario; essa deve essere ribaltata nel suo significato autentico, così da mostrarsi com’è in verità, come una semplice conseguenza di rimando. E questo perché la relazione opera prima della nostra capacità di pensarla ed esprimerla. L’identità allora non si dà come già fatta e non può esistere come identità pienamente attuata, ma si attua volta per volta attraverso il riconoscimento reciproco.
La nostra identità noi la costruiamo giorno dopo giorno nella relazione con gli altri, tutti gli altri ma soprattutto i veramente altri da noi, per opinione, cultura e tradizione. Non nasciamo mai con un marchio impresso che ci dice chi siamo e a chi apparteniamo. Al contrario, in ogni singolo momento la nostra cosiddetta identità si fa e si rifà, si forma e si deforma in un moto continuo. Nel riconoscimento reciproco, Io e l’altro ,l’altro ed Io, in dialogo, riconoscendo l’umanità di ambedue, la fragilità, la finitezza del vivere.
E’ intersoggettività che determina l’identità
Un’identità fluida, plasmabile, in trasloco ininterrotto, (Artom Priscilla), di un soggetto consapevolmente finito, fragile, ma aperto a…, in relazione con…. e non sostanza, che non è mai compiuta, ma che è da farsi e rifarsi .L’identità è un cammino in progressione con la meta mai raggiunta, in un precario equilibrio, fra l’identico, singolare, irripetibile e le varie identificazioni in gruppi e categorie.
Per le correnti filosofiche del pensiero della differenza: G.Deleuze, movimento femminista, Queer Theory :J. Butler,( il sesso come costruzione culturale)Donna Haraway,(cyborg)Rosi Braidotti, (Io nomade)Luce Irigaray,(l’inconscio femminile) Luisa Muraro,(indipendenza simbolica) Adriana Cavarero.
Il pensiero della differenza portato avanti da queste filosofe, associa alla ridefinizione dell’identità, una riflessione sul soggetto e sul corpo. L’identità e il soggetto si devono collocare in un determinato luogo, all’interno di un sistema sociale e culturale ,e da questo si osserverà che vi sono molteplici modi di declinare il soggetto e la sua identità. Ad esempio rispondere alla domanda , cosa sia una donna, e quale la sua identità femminile non è possibile. Vi sono definizione fatte dal pensiero maschile, che utilizza il sistema binario, dicotomico, dualista, uomo/donna, ma il dualismo non è masi simmetrico c’è sempre il prevalere di un elemento sull’altro, di dominio, come bianchi/neri,natura/cultura,corpo/mente,uomo/animale,razza,sesso,classe,ecc,uscendo da questa logica si deve trovare la relazione più che il dominio fra i termini. Il rapporto uomo-donna si deve basare sulla differenza specifica della donna rispetto all’uomo, la quale è in grado sviluppare un pensiero femminile che emerga, con le sue tipiche caratteristiche rispetto a quello maschile, e non vada a cercare l’uguaglianza senza differenze. Questo presume sempre un adeguamento al mondo maschile da parte del femminile. La realtà di essere donna nella società non è un fatto empirico, ma un fatto linguistico attraverso cui si definisce cosa è una donna, la cui soggettività non è data naturalmente ma è costruita dal sistema di pensiero, sistema simbolico patriarcale, che è figlio naturalmente di posizioni di sottomissione e dominio. (come la teoria psicosessuale di Freud, per quanto riguarda lo sviluppo del maschio e della bambina)
Statuto epistemiologico del soggetto: soggetto capace di…che si apre alle relazioni sociali, che è in cerca di riconoscimento da parte dell’altro e vicendevolmente riconosce l’alterità, in un percorso etico. Il sé trova il proprio fondamento nella relazionalità e nel mutuo riconoscimento, in una intersoggettività , reciproca, base del vivere comune.
L’ontologia del soggetto è come la terra promessa di Mosè che non viene mai raggiunta. Il sé contiene l’alterità, di cui fa parte anche il corpo ,che è una alterità.
Alla fine si deve parlare di soggetto multiplo e senza centro, entità fluttuante e non unitaria che costringe ad inventare continuamente la propria identità. Il fondamento epistemiologico dell’identità è non l’”ousia”, ovvero sostanza, ma l’esserci, io ci sono, eccomi, come testimonianza e verità molto fragile, l’unica possibile, instabile, vulnerabile: il mio esserci ne è il testimone. Il sé riflessivo al posto del cogito, che riflette sulla sua complessità, in un’esistenza fragile, che oscilla fra un individualismo monadico e una massificazione insignificante.
Fattori di integrazione non per un concetto, ma per un senso, per una percezione di sé, un sentimento di identità, come sviluppo progressivo a cui partecipano molti elementi.
Malgrado tutte queste variazioni sul concetto di identità, e questo è controverso anche sul terreno psicoanalitico, è un fatto inoppugnabile, che un’identità il soggetto deve pur averla per il suo equilibrio psichico, perché si osservano, nella pratica psicoterapeutica, forti perturbazioni psichiche, patologie psichiatriche, che sono associate ad uno scarso sviluppo dell’identità, per cui quest’ultima è un aspetto essenziale, per una coerenza e continuità interna del soggetto ed infine del suo trovare un senso nella sua vita. Disturbi dell’identità possono derivare sia dalla presenza di un’identità troppo rigida e poco adattabile, sia per un’identità eccessivamente debole e frammentaria con dispersione di identità, in cui i soggetti si sentono invasi dall’altro, con fantasie persecutorie, di minaccia con la convinzione che qualcuno si sia installato nella mente del paziente. La formazione dell’identità, in senso progressivo si completa fino a raggiungere il fatto di percepire se stessi come un’unità organizzata e differenziata, separata e distinta dall’ambiente circostante, dotata di continuità e capace di continuare ad essere la medesima, nella successione dei cambiamenti.
Elementi da integrare per un’identità psichica :
dentro-fuori
separatezza-appartenenza
continuità nel tempo-cambiamenti
Io/altri,
continuare a sentirsi se stessi anche di fronte alla perdita di parti di sé, senso di unità-frammentazione
Mindfulness e identità
Il sentimento di identità si può immaginare a strati sovrapposti. Il primo strato che possiamo chiamare basale è costituito dalle sensazioni corporee, che assieme all’immagine dello schema corporeo è la base dell’identità stessa. Schema corporeo, definito dall’insieme di sensazioni corporee, ad iniziare dalla pelle che permette una prima e fondamentale distinzione fra il dentro e il fuori, che fornisce la sensazione di essere separati e distinti dagli altri, naturalmente tutto questo favorito dall’azione delle cure materne, che agglutina i primi germi di identità corporea rudimentale (un contatto corporeo gradevole con la madre stabilisce il primo limite fra sé e il mondo).
L’identità basale corporea, si fonda sul sentire, sul percepire il corpo dall’interno, come esperienza cinestesica e posturale. Ad esempio sensazioni di essere con i piedi appoggiati per terra, avere un peso, ecc… oltre ad altri elementi che contribuiscono a formare l’immagine corporea, la voce soprattutto, il timbro, tono, il tipo di sguardo, la posizione della testa, il respiro, ecc. per passare poi all’immagine del corpo come fenomeno sociale e simbolico che però apre un altro capitolo.
La meditazione come concentrazione-attenzione sul respiro, sulle sensazioni corporee, senza giudizio, aiuta ad integrare questo nucleo basale dell’identità, accompagnato dall’osservazione di quello che avviene dentro di noi, emozioni, sentimenti, variazioni sensoriali. Si può imparare a star bene con se stessi che è poi anche la base della fiducia nel corpo e di riflesso nelle proprie risorse e possibilità.
Il silenzio ,nel dimorare in se stessi stato alternativo alle miriadi di percezioni ,sviluppa la capacità di concentrazione su qualche cosa, creando la possibilità di uno spazio di riflessione e di mentalizzazione.
Perché per compiere il nostro destino umano è cruciale coltivare una cultura del respiro e del «dimorare in se stessi»?
Luce Irigaray : «Coltivare il respiro ci aiuta a non sottometterci a modelli culturali estranei alla vita. L’essere umano non può crescere come un albero in continuità con un’origine naturale: necessita di cultura. Ma i nostri paradigmi culturali mirano prima di tutto a integrarci in una società già esistente, in particolare attraverso la repressione della nostra vitalità e dei nostri desideri. Coltivare il respiro, cioè essere consci di respirare e praticare ogni giorno un tempo di respiro in un luogo adatto, è un modo per mantenere distanza dall’educazione e dalla cultura e creare un margine di libertà che ci consente di costruire noi stessi e il nostro divenire».