Il Grounding in Bioenergetica : un punto di intensa oscurità.
Di Enzo Dal Ri
Moderatore (M) : Introduzione
Se l’identità in senso biologico come corpo “vivente” vacilla, come terapeuti bioenergetici siamo chiamati ad aiutare chi si rivolge a noi nel facilitare e promuovere il complesso percorso della soggettivazione. “Il bambino nasce con una psiche che ancora deve incarnarsi e solo quando la mente accetta la responsabilità della sua soggettività diventa “soggetto dell’essere” ossia come persona che è al centro della sua storia e protagonista responsabile della sua vita” (Grotstein,2004).
Per “accedere” ad un “IO-Vivo” è necessario partire dalle sensazioni-emozioni generate dal corpo-mente e seguirle poi nella loro elaborazione percettiva e simbolica; quando vi sono dei “buchi neri” nel ”sentire” vi è sempre una concomitante compromissione della capacità di simbolizzazione e di espressione linguistico/narrativa. I deficit di simbolizzazione a loro volta tendono a manifestarsi come disturbi del corpo sensoriale sotto forma di comportamenti alterati.
Già Eraclito, filosofo presocratico sosteneva che il conflitto fra natura e cultura è alla radice del mondo umano. Il rapporto mente-corpo, ovvero il suo perenne conflitto è stato un argomento che ha impegnato le intelligenze più elevate dell’umanità, filosofi, scienziati, psicoanalisti ,ecc, e naturalmente ancora oggi è un continuo arrovellarsi di ipotesi e intuizioni, che a seconda del momento culturale esitano in varie teorizzazioni: il conflitto fra materia e pensiero rimane permanentemente irrisolto.
Sulla relazione mente-corpo, come bioenergetici, non possiamo non convocare al nostro tavolo i due maggior esperti nel campo, vale a dire W.Reich (W.R.) e il suo allievo A.Lowen (A.L.).
M.: La teoria bioenergetica ha come nucleo la relazione corpo-mente.
W.R.: Innanzitutto espongo il mio principio ispiratore «Il materialismo filosofico marxista parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili, che la nostra conoscenza delle leggi della natura, verificata dall’esperienza, dalla pratica, è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva»
Come ho scritto nell’ Analisi del Carattere, definisco le relazioni mente-corpo come “oscuri problemi dei rapporti fra psiche e corpo”(pag.363)
Io sono stato considerato un eretico perché la mia teoria energetica è una alternativa radicale al modello freudiano: chi aderisce al mio modello non ha più bisogno della teoria freudiana dell’organizzazione psichica.
La mia teoria prevede la presenza di un’energia nel cosmo (istanza dell’inconscio infinito simile al concetto di Voluntas di Schopenhauer o la Forza Vitale di Bergson) che pervade tutto l’universo e dà la vita a tutti gli organismi, compreso l’uomo. Il benessere dell’uomo dipende dal fatto che questa energia possa attraversare liberamente il suo corpo, ma l’influenza della società repressiva (istanza dell’inconscio collettivo) determina una serie di blocchi corporei a vario livello che ostacolano il flusso energetico e bloccano la possibilità di scaricarsi attraverso l’orgasmo sessuale. ”Nella terapia orgonica procediamo bioenergeticamente e non psicologicamente: l’analisi del carattere non è in grado di affrontare il nucleo bioenergetico delle funzioni psichiche”(ibid. pag.7,8).Il lavoro terapeutico si svolge perciò sostanzialmente fuori dal campo del linguaggio parlato, in quanto le parole non possono inoltrarsi negli stati inaccessibili della mente-corpo(ibid.pag.476). L’Io del singolo può fare poco. Esso è vittima della repressione sessuale della società in cui vive, in quanto ogni società produce tipologie caratteriali funzionali-sintoniche a quella stessa società. Per questo motivo la lotta politica e qualche forma di psicoterapia collettiva, contro i fattori repressivi della società, sono altri punti basilari della mia teoria.
L’IO è un burattino dell’universo, stretto fra la spinta dell’energia cosmica che tende ad espandersi e la società repressiva: io ho tentato una operazione prometeica, titanica, un’impresa della ragione umana nel penetrare con la ricerca nel misterioso mondo del corpo-mente.
Purtroppo nel periodo americano ho smarrito il valore simbolico metaforico del concetto di energia ed aderendo ad una visione di energia come “realtà fisica” (ibid.pag.9) ho invaso il campo scientifico-sperimentale, ottenendone una pesante e tragica sconfessione scientifica sull’esistenza di questa energia ed una esclusione dagli ambiti psicoanalitici, sacrificando in questo modo un contributo, riconosciuto universalmente ,decisamente originale..
A.L.: Io rivendico la mia indipendenza di vedute, anche se ero più che convinto della validità generale delle idee di W.R. Allora si riteneva che fosse presuntuoso, se non eretico mettere in dubbio qualcuna delle sue affermazioni, o modificare le sue idee alla luce dell’esperienza personale. Ma era chiaro che un atteggiamento del genere avrebbe soffocato qualsiasi lavoro originale e creativo. Furono queste le considerazioni che mi indussero a mantenere una posizione indipendente(Bioenergetica 1975,pag29).Vi era poi un altro problema: l’accentuazione degli aspetti sessuali, la centralità dell’orgasmo sessuale, della potenza orgastica, l’introduzione nel setting del contatto fisico, associati alla lotta di classe contro la società repressiva, non erano visti tanto benevolmente da una società americana, puritana e bigotta(tant’è vero che attualmente la bioenergetica negli Usa è praticamente scomparsa).Ho riformulato la teoria bioenergetica, nata dalla mia ricerca personale, mediando alcune idee tratte da Hans Hartmann della psicologia dell’Io che in quegli anni stava espandendosi nei circoli psicoanalitici americani. Ho tentato di mettere assieme parte della teoria energetica con alcuni concetti della psicologia dell’Io, per l’evidenza che lavorare sul corpo solo bioenergeticamente non è sufficiente per determinare dei cambiamenti della personalità: è necessario avere a disposizione anche una teoria della mente. Il concetto di energia come metafora centrale del funzionamento psico-corporeo, alla lunga mostra connotati di impotenza nei confronti della determinazione dei processi psichici superiori come la simbolizzazione, la mentalizzazione e il linguaggio.
M.: Nell’ambito della terapia ambedue avete utilizzato il carattere come leitmotiv dell’approccio psicoterapeutico.
W.R.: Sì è vero l’analisi del carattere è stato un approccio degli anni 1920-30, ma già nella prefazione della terza edizione del 1948, (ibid. pag.7) scrivevo che l’analisi del carattere la consideravo superata.
M.: E’ importane lavorare tenendo conto dei diversi caratteri?
A.L.: No, non importa tanto. Ho cominciato a lavorare con i caratteri,50 anni fa, e ne ho scritto molto. Ma il rischio è di fossilizzarsi sui caratteri anziché considerare la persona, il singolo individuo per quello che è. Del resto nessuno è un carattere puro. E nella mia esperienza, mi sono reso conto che c’è il rischio di schematizzare troppo. E ogni persona cambia, via via che l’energia cambia. Io credo che lavorare solo sui caratteri oggi non abbia senso è troppo intellettualistico.(Intervista a Lowen,2002)
M.: Ma il carattere si può usare come cornice?
A.L.: No, non serve. Quando ha davanti una persona, c’è già quella, non c’è bisogno di darle una cornice. (Intervista a Lowen , 2002)
M.: I caratteri non servono come cornice ma la ricerca e lo studio sul carattere ha fornito importanti intuizioni psicologiche.
W.R .: Infatti i blocchi caratteriali sono il frutto di una modalità difensiva nei confronti della spinta energetica che, ancora oggi giorno hanno una grande importanza, perché offrono la possibilità nella pratica clinica, di raggiungere quelle difese molto primitive, che ostacolano l’evoluzione verso stati maturi del soggetto, soprattutto nei pazienti più gravi.
A.L.: I tratti caratteriali nascono sempre dal conflitto fra i bisogni pulsionali rimossi e le forze di difesa dell’Io. Il tratto caratteriali è quel sintomo che viene avvertito estraneo dal soggetto e che nasconde un senso, vale a dire quello del conflitto rimosso.
W.R.: Il carattere in generale si può porre rispetto al soggetto come un sintomo ego-distonico, ma vi sono caratteri che sono ego-sintonici. L’intuizione che tutti mi riconoscono è stata quella di oggettivare strutture caratteriali ego-sintoniche come un prodotto specifico funzionale alla società del momento.
M.: Se il conflitto è essenziale per la costituzione di una psiche e la vita psichica funziona sempre solo in presenza di conflitti, (Bollas,1989), di conseguenza la rimozione, introduce prepotentemente il soggetto dell’inconscio.
W.R. L’Io mediante il linguaggio delle parole non è in grado di spiegare nulla (ibid. pag. 478). La nascita del tratto caratteriale indica la soluzione del conflitto mediante la rimozione trasformata in una struttura relativamente rigida adeguata all’Io. (ibid.pag. 205). Il soggetto si trova ancora una volta in conflitto fra la parte consapevole del sé (attualmente si dà una grande enfasi al ruolo della consapevolezza) e l’area dell’inconscio .
M.: Vie è infatti una certa difficoltà emozionale nell’accettare che il pensiero (o un modo di essere) è come un gioco che si conforma allo stesso tempo a due differenti regole; e il peggio è che una delle regole (della logica simmetrica-inconscia) diventa visibile quando viene violata l’altra regola (della logica asimmetrica-razionale) se non fosse per questo, la logica inconscia sarebbe muta e invisibile. (Matte Blanco,1981,pag 63)
AL.: Infatti questo pone interrogativi non risolti, circa la mia concettualizzazione della cosiddetta padronanza di sé e del grounding, come concetti chiave della mia teorizzazione.
Grounding significa essere in contatto con la realtà del suolo, con la realtà esterna-interna, con la realtà del corpo e della sessualità.
Ma è anche vero che l’Io cosciente non è altro che la metà del soggetto, (che vada bene), l’altra metà impera sul soggetto, a sua insaputa; all’insaputa della consapevolezza di un Io che si trova incastrato fra identificazioni multiple, per cui in uno stato di perenne alienazione e il corpo di cui quasi nulla conosce.
M.: Si definisce essenziale per il soggetto essere in contatto con la realtà esterna. Mi chiedo se della realtà esterna sia possibile alcuna percezione non categorizzata. Infatti all’uomo non è dato di entrare in relazione con il mondo così come è, non esistono stimoli grezzi, la percezione non è una semplice registrazione di oggetti o di eventi, ai quali poi la mente attribuisce significato. La percezione è un fenomeno corporeo che esprime funzionalmente una realtà mentale. Ne consegue che la realtà è una ricostruzione individuale del mondo su base prevalentemente immaginaria.
Se poi si considera la realtà interna che comprende l’area dell’inconscio sia rimosso che non rimosso, nel suo ruolo pervasivo in tutte le attività della vita psichica, parlare di padronanza del sé sull’ inconscio sembra una contraddizione in termini. Ci accorgiamo allora che il conflitto svela implicazioni più profonde, innanzitutto sul versante della relazione mente-corpo.
A.L.: Infatti la dissociazione mente corpo è la conseguenza dello stato conflittuale fra mente e corpo. Quando il conflitto mente – corpo diventa intollerabile, la dissociazione prende il sopravvento e questa è la fonte delle patologie psichiatriche più gravi. La dissociazione può nascere dal vertice corporeo come effetti di un riduzionismo somatico che riduce al corporeo i processi mentali, oppure viceversa.
M.: Si può affermare dunque che vi sia una inesauribile oscillazione che dal corpo porta alla mente e dalla mente porta al corpo e che questo è fondamentale per poter realizzare operazioni pensanti: l’esperienza si costituisce attraverso una continua interazione tra emozione e pensiero, tra ondate sensoriali e risorse mentali del soggetto. Quando il soggetto non è in grado di affrontare il travaglio trasformativo delle emozioni in pensiero, riesce solo a paralizzare le sue funzioni mentali.
W.R.: Infatti a questo proposito posso citare il mio caso clinico descritto nel capitolo XVI dell’Analisi del Carattere ,ove traspare chiaramente quanto il lavoro sul corpo, come la sola respirazione, possa essere un fattore di dissociazione nei pazienti di una certa gravità (= dissociati),( ibid.pag .493) : ”Quando chiesi alla paziente di inalare e di esalare in modo udibile ,ella si rifiutò; ma non appena la paziente cominciò ad abbandonarsi a una respirazione più profonda, sviluppò nuovamente forti emozioni psicotiche e apparve completamente dissociata “( ibid.pag .493).
M.: Gli argomenti sarebbero tanti : abbiamo visto, come ad esempio, anche il grounding offra componenti di complessità su cui si potrebbero aprire molte altre riflessioni. Ma ci fermiamo qui. Alla prossima.
BOLLAS C.(1989): Forze del destino. Ed.Borla,Roma
GROTSTEIN J.S.(2010):Un raggio di intensa oscurità. Ed.Cortina,Milano
LOWEN A.( 1975): Bioenergetica. Ed.Feltrinelli,Milano
MATTEBLANCO I.(1981):L’inconscio come insiemi infiniti. Ed.Einaudi,Torino.
REICH W.:(1973):Analisi del carattere. Ed Sugarco,Varese.